
Innamorato, ossessionato o infatuato? Cosa definisce, distingue e caratterizza questi tre stati
emotivi e la loro diversa natura?
L’articolo analizza le differenze tra questi tre stati emotivi che suscitano sensazioni fisiche e psichiche tanto simili tra loro e che per questo possono essere confuse o sovrapposte da chi le prova.
Innamorarsi è un’esperienza meravigliosa, che ci fa sentire vivi, felici e pieni di speranza. Ma come possiamo sapere se ciò che viviamo o sentiamo è un amore vero o solo un’attrazione fisica? E come possiamo distinguere un sano coinvolgimento da una pericolosa ossessione?
Innanzitutto, dobbiamo capire che l’amore è un sentimento complesso, è un insieme di stati d’animo, pensieri, comportamenti e bisogni che variano da persona a persona e da relazione a relazione.
Non esiste una formula magica o una definizione universale di amore, ma possiamo individuare alcuni elementi comuni che lo caratterizzano:
L’amore è reciproco: significa che entrambi i partner si devono sentire amati e apprezzati dall’altro, tanto da poter esprimere liberamente il loro affetto in modo sincero e spontaneo sia fisicamente che emotivamente.
L’amore è rispettoso: significa che entrambi i partner si accettano e si stimano per quello che sono, senza cercare di cambiare o controllare l’altro, rispettando spazi, tempi o scelte altrui anche quando esse, sia perché impreviste sia perché non condivisibili, possono ferire o spaventare.
L’amore è comunicativo: significa che entrambi i partner si parlano e si ascoltano con attenzione, interesse e comprensione cercando di capire i punti di vista e le emozioni proprie e dell’altro.
L’amore è costruttivo e per natura libero: significa che entrambi i partner si sostengono e si incoraggiano a crescere e a migliorare come coppia e come singoli individui, come accade in chi, amando non ricambiato, comprende, anche a caro prezzo, che, il saper amare e il saper lasciare andare, talvolta coincidono…
L’amore vero è quindi quello che ci fa sentire bene con noi stessi e con l’altro, che ci fa scoprire nuovi orizzonti ma soprattutto quello che ci fa apprezzare in egual modo le similitudini e le differenze nostre e altrui. Quelli descritti sono alcuni dei segni (o come mi piace pensare “sapori/spezie”) essenziali a insaporire i vari piatti della vita di ciascuno di noi che ci indicano quando siamo innamorati di qualcuno in modo sano e maturo.
Ma cosa succede quando questi elementi mancano o sono distorti?
Possiamo trovarci di fronte a due situazioni opposte quanto pericolose:
l’infatuazione e l’ossessione.
L’infatuazione è uno stato di forte attrazione verso qualcuno, spesso basato su aspetti superficiali o idealizzati della persona. L’infatuato tende a idealizzare l’altro, attribuendogli qualità eccezionali o immaginarie, senza conoscerlo veramente o accettarlo come in realtà è.
L’infatuato vive in una sorta di sogno o fantasia talvolta solo erotica, in cui l’altro è il centro del suo mondo e la fonte della sua felicità. L’infatuato non cerca una vera relazione con l’altro, ma solo una conferma del suo desiderio di essere ammirato da altri. L’infatuato non è interessato ai sentimenti o ai bisogni dell’altro, ma solo ai suoi (un po’ come il vanitoso Narciso amava fare). L’infatuato non comunica con l’altro, ma proietta su di lui le sue aspettative o paure.
Sintetizzando, potremmo dunque concludere che l’infatuato non costruisce nulla con l’altro,
ma vive in una bolla illusoria ed egoriferita.
L’ossessione è uno stato di dipendenza emotiva verso qualcuno, spesso basata su aspetti negativi o problematici che riguardano sé stessi. L’ossessionato tende a svalutare se stesso, attribuendosi difetti o colpe immaginarie, senza apprezzare le sue qualità o potenzialità.
Vive in una sorta di incubo o angoscia, in cui l’altro è il padrone del suo destino e la causa della sua sofferenza. L’ossessionato cerca disperatamente una relazione con l’altro, ma solo per riempire il suo vuoto o la sua insicurezza. Non rispetta i sentimenti o i bisogni dell’altro, ma solo i propri, non dialoga con l’altro ma gli impone le sue richieste o le sue minacce. Non crea nulla con l’altro, ma distrugge tutto ciò che c’è. L’ossessionato, seppur convinto della veridicità e dell’onestà di ciò che prova, in realtà esprime un amore insano, clinico e disfunzionale sia per se stesso sia per chi crede di amare ma che in realtà tende solo a controllare in maniera patologica.
In caso qualche dubbio iniziasse a sorgere, farci qualcuna delle seguenti domande potrebbe aiutarci a capire, seppur in maniera non approfondita, se ciò che stiamo provando è amore, ossessione o infatuazione.
- Siamo felici o ansiosi quando pensiamo all’altro?
- La stessa sensazione la proviamo anche quando l’altro è fisicamente presente nella nostra vita?
- L’interesse per l’altro (espresso con domande tipo: cosa fa?, dov’è?, come sta? e cosa prova?) da parte nostra è sempre presente e costante, in egual modo, sia quando l’altro verbalmente ci rassicura e ci fornisce conferme sia quando l’altro, sebbene ci ami, non si esprime in modo così plateale?
- Riusciamo a viverci e a goderci “l’amore” e il nostro partner nel presente o a causa di terribili, angoscianti, ma solo ipotetici scenari futuri (in cui ci immaginiamo lasciati, traditi e feriti da chi al contrario dovrebbe amarci e proteggerci) ci perdiamo il qui e ora, quanto un possibile futuro di coppia?
- Siamo interessati all’altro sia quando è presente e ci rende sicuri sia quando l’altro si allontana o le sue emozioni verso di noi divengono incerte?
- Avete evitato di tradire in egual modo sia quando la vostra storia vi faceva stare bene sia quando non lo faceva?
- In caso di tradimento vostro e dell’altro, avete perdonato, giudicato e/o compreso il partner e voi in egual modo?
- Ci sentiamo liberi o prigionieri quando siamo con l’altro?
- Ci arricchiamo o impoveriamo quando condividiamo qualcosa con l’altro?
- Ci fidiamo o dubitiamo dell’altro?
- Ci divertiamo o soffriamo quando interagiamo con l’altro?
Se le nostre risposte dovessero essere più positive che negative, probabilmente potremmo essere innamorati. Ovviamente dobbiamo ricordare che risulta essenziale nel sentimento d’amore la reciprocità dei sentimenti provati.
Se le nostre risposte dovessero essere invece più negative, probabilmente potrebbe trattarsi di un sentimento di infatuazione o ossessione.
In questo caso, dobbiamo fare attenzione a non cadere in una spirale di dipendenza o di violenza, che può danneggiare noi stessi e l’altro. Dobbiamo cercare di recuperare la nostra autostima e la nostra autonomia, stabilendo limiti e regole chiare nella relazione e in noi.
Ultimo ma non per importanza, dobbiamo ricordarci che, quando le sensazioni, le percezioni e i pensieri da noi provati durante l’innamoramento e verso la persona amata ci dovessero portare a provare stati come confusione mentale, paura di aver perso totalmente il controllo e/o una forte sensazione di pericolo e di totale instabilità emotiva è il caso di intervenire. Come? Condividendo il nostro stato emotivo con amici o familiari o anche con mental coaching o counselor. Soprattutto per gli ultimi due casi (forte sensazione di pericolo e totale instabilità emotiva) il dovere di intervenire è stabilito anche dalla legge. Si tratta infatti di stati emotivi che devono essere bloccati per cedere il passo a ciò che è confronto, ascolto e percorso di cura, come accade con un terapeuta durante il percorso psicoterapeutico.
In conclusione, innamorarsi, infatuarsi e ossessionarsi sono tre modi diversi di relazionarsi con qualcuno, che dipendono da come vediamo noi stessi e l’altro, da come stiamo, da cosa proviamo.
Innamorarsi è un dono prezioso che va coltivato e protetto.
Infatuarsi invece è un gioco pericoloso che va riconosciuto e quando non bloccato, in tempi consoni al nostro stato di malessere (nonostante la nostra volontà o intenzione), condiviso con un clinico, per essere così superato il prima possibile. Ossessionarsi è, infine, una trappola pericolosa che va interrotta e necessariamente curata con l’aiuto di professionisti in grado di fornirci percorsi tecnici e scientifici, clinici e di cura.